Nel
1909 il fumetto
era già nato ufficialmente, in giro per il mondo venivano già pubblicati nei
giornali le prime strips e, pian piano, le prime tavole con storie vere e proprie
che poi hanno portato alla nascita dei primi opuscoli a fumetti. Ma, se
allarghiamo i nostri orizzonti, possiamo notare tante altre storie a fumetti
dove il supporto
non era la
fragile carta dei giornali europei ed americani
ma
la
ruvida tela: sono i quadri futuristi che proprio da quell’anno in poi si
diffonderanno in tutta Europa. Davvero queste opere d’arte si possono
considerare dei fumetti? Una cosa è parlare di colonne cerimoniali, graffiti
rupestri, bassorilievi aztechi, arazzi antichi, ovvero opere precedenti alla
“vera” nascita del fumetto; ma una volta pubblicate le prime storie a fumetti
non possono esistere dei fumetti “alternativi”. E invece eccoli qui, a scrivere
una nuova pagina della Storia del
Fumetto. Infatti se andiamo ad osservare qualche quadro realizzati dagli
artisti del Futurismo, fondato da Filippo Tommaso Marinetti, possiamo subito
notare che essi cercavano di rappresentare la decomposizione sistematica delle
immagini in movimento in un medium che, di fatto, è statico. Ad introdurre la
quarta dimensione nell’ambito figurativo ci avevano già pensato Picasso e il
suo Cubismo, ma per dipingere un mondo pieno di movimento bisogna essere pronti
a dipingere il movimento stesso. Guardiamo per esempio i dipinti di Giacomo
Balla (il più vecchio tra coloro che firmò il Manifesto Tecnico della Pittura
Futurista) come “
Dinamismo di cane al guinzaglio” e “
Bambina che corre sul
balcone”.
|
Dinamismo di un cane al guinzaglio |
Nel primo affiora
ancora il suo recente passato divisionista ma il risultato è rivoluzionario:
nel voler fissare su tela le singole fasi del movimento le figure e gli oggetti
appaiono
moltiplicarsi nelle posizioni che assumono istante per istante,
divenendo pure vibrazioni che si protendono nello spazio. Così facendo Balla
non ha solo inaugurato nuovi ponti da far percorrere ai prossimi artisti ma, soprattutto, ha ideato nuove forme adatte
a comunicare in modo veloce l’idea di velocità anticipando le
linee cinetiche
tanto utilizzate da qualsiasi fumettista moderno e la fotografia stroboscopica.
Ciò accade anche nel secondo dipinto: il movimento è analizzato in rapporto
all’oggetto in quanto l’immagine appare come una serie di fotogrammi
sovrapposti e leggermente sfalsati come possiamo vedere anche ne ”
Le mani di un
violinista”.
|
|
|
Le mani di un violinista |
Questo perché la filosofia di Balla era concentrata sul fatto che l’immagine in
movimento non può essere percepita dal nostro occhio ma bensì sul principio
ottico della persistenza di essa sulla retina. Umberto Boccioni, invece, era un “fumettista” più prepotente
e riuscì a rafforzare l’idea del movimento introducendo nelle sue opere la
“simultaneità” in modo tale che prendesse in considerazione il soggetto
rappresentato. Così facendo ogni “lettore” si deve sentire al centro del
dipinto nel trovarsi di fronte a opere realizzate per attivare tutti e cinque i
sensi e che sono la perfetta sintesi tra visione ottica e visione mentale.
Tutto ciò possiamo ammirarlo nel ciclo di “vignette” dedicate agli Stati
d’animo: Gli addii, Quelli che vanno, Quelli che restano; di cui esistono 2
versioni (una precedente all’incontro coi cubisti e una immediatamente
successiva). Qui vi è connessione tra le tre “vignette” solo se ne
analizziamo il significato: Boccioni utilizza i passaggi chiamati “da aspetto
ad aspetto” che fanno vagare l’occhio su aspetti differenti di un luogo, di un’idea
o, appunto, di uno stato d’animo. |
Quindi, ricapitolando, i Futuristi hanno
scritto una pagina importante nella storia del fumetto, in fondo la percezione
e la rappresentazione del movimento nel tempo è un’incognita alla quale hanno
saputo dare un profondo aiuto per risolverla e i fumettisti del XX secolo
troveranno altri numerosi espedienti nel disegnare le relazioni
spazio/temporali tra le vignette. Dopo tutto questo è il ruolo di ogni avanguardia
storica, del Futurismo in particolare: rinnovare il modo di vedere l’arte e
l’opera d’arte stessa, senza che essa sia imbrigliata da vincoli o canoni.
Nessun commento:
Posta un commento