domenica 8 maggio 2016

Il fumetto del futuro


Nel 1909 il fumetto era già nato ufficialmente, in giro per il mondo venivano già pubblicati nei giornali le prime strips e, pian piano, le prime tavole con storie vere e proprie che poi hanno portato alla nascita dei primi opuscoli a fumetti. Ma, se allarghiamo i nostri orizzonti, possiamo notare tante altre storie a fumetti dove il supporto non era la fragile carta dei giornali europei ed americani ma la ruvida tela: sono i quadri futuristi che proprio da quell’anno in poi si diffonderanno in tutta Europa. Davvero queste opere d’arte si possono considerare dei fumetti? Una cosa è parlare di colonne cerimoniali, graffiti rupestri, bassorilievi aztechi, arazzi antichi, ovvero opere precedenti alla “vera” nascita del fumetto; ma una volta pubblicate le prime storie a fumetti non possono esistere dei fumetti “alternativi”. E invece eccoli qui, a scrivere una nuova pagina  della Storia del Fumetto. Infatti se andiamo ad osservare qualche quadro realizzati dagli artisti del Futurismo, fondato da Filippo Tommaso Marinetti, possiamo subito notare che essi cercavano di rappresentare la decomposizione sistematica delle immagini in movimento in un medium che, di fatto, è statico. Ad introdurre la quarta dimensione nell’ambito figurativo ci avevano già pensato Picasso e il suo Cubismo, ma per dipingere un mondo pieno di movimento bisogna essere pronti a dipingere il movimento stesso. Guardiamo per esempio i dipinti di Giacomo Balla (il più vecchio tra coloro che firmò il Manifesto Tecnico della Pittura Futurista) come “Dinamismo di cane al guinzaglio” e “Bambina che corre sul balcone”.
Dinamismo di un cane al guinzaglio
Nel primo affiora ancora il suo recente passato divisionista ma il risultato è rivoluzionario: nel voler fissare su tela le singole fasi del movimento le figure e gli oggetti appaiono moltiplicarsi nelle posizioni che assumono istante per istante, divenendo pure vibrazioni che si protendono nello spazio. Così facendo Balla non ha solo inaugurato nuovi ponti da far percorrere ai prossimi artisti  ma, soprattutto, ha ideato nuove forme adatte a comunicare in modo veloce l’idea di velocità anticipando le linee cinetiche tanto utilizzate da qualsiasi fumettista moderno e la fotografia stroboscopica. Ciò accade anche nel secondo dipinto: il movimento è analizzato in rapporto all’oggetto in quanto l’immagine appare come una serie di fotogrammi sovrapposti e leggermente sfalsati come possiamo vedere anche ne ”Le mani di un violinista”.
Le mani di un violinista
Questo perché la filosofia di Balla era concentrata sul fatto che l’immagine in movimento non può essere percepita dal nostro occhio ma bensì sul principio ottico della persistenza di essa sulla retina. Umberto Boccioni, invece, era un “fumettista” più prepotente e riuscì a rafforzare l’idea del movimento introducendo nelle sue opere la “simultaneità” in modo tale che prendesse in considerazione il soggetto rappresentato. Così facendo ogni “lettore” si deve sentire al centro del dipinto nel trovarsi di fronte a opere realizzate per attivare tutti e cinque i sensi e che sono la perfetta sintesi tra visione ottica e visione mentale. Tutto ciò possiamo ammirarlo nel ciclo di “vignette” dedicate agli Stati d’animo: Gli addii, Quelli che vanno, Quelli che restano; di cui esistono 2 versioni (una precedente all’incontro coi cubisti e una immediatamente successiva). Qui vi è connessione tra le tre “vignette” solo se ne analizziamo il significato: Boccioni utilizza i passaggi chiamati “da aspetto ad aspetto” che fanno vagare l’occhio su aspetti differenti di un luogo, di un’idea o, appunto, di uno stato d’animo. 

Quindi, ricapitolando, i Futuristi hanno scritto una pagina importante nella storia del fumetto, in fondo la percezione e la rappresentazione del movimento nel tempo è un’incognita alla quale hanno saputo dare un profondo aiuto per risolverla e i fumettisti del XX secolo troveranno altri numerosi espedienti nel disegnare le relazioni spazio/temporali tra le vignette. Dopo tutto questo è il ruolo di ogni avanguardia storica, del Futurismo in particolare: rinnovare il modo di vedere l’arte e l’opera d’arte stessa, senza che essa sia imbrigliata da vincoli o canoni. 
L’importante è non mettersi a distruggere Accademie o musei.
Gli Addi
Quelli che vanno
Quelli che restano